ESPERIENZE
di viaggio sciamanico
vari partecipanti
n° 15 - 2007
OXOSSI: viaggio
sciamanico oltre al limite
(donna)
All’inizio sentivo la parte sinistra
del mio corpo più piccola rispetto alla destra.
Ho visto la mia bambina sopra di me. Le ho detto che
era brava e di non ascoltare gli altri, di fidarsi di
me, che stavo imparando ad avere cura di lei. Mi ha
sorriso e si è accoccolata ancora di più
e ho sentito in quel momento che la mia parte sinistra
era cresciuta un po’. Ho detto che le volevo bene,
l’accarezzavo e man mano la parte sinistra del
mio corpo è diventata come la destra, poi tutto
il corpo si è espanso.
Il mio corpo si è ricoperto di campanule, poi
una rosa rossa, una palma, un bosco ed infine una foresta
amazzonica. Sentivo l’esistere, la forza, la presenza,
il far parte del tutto.
Mi sono ritrovata in un posto di luce bianca con altre
persone, angeli, sensazione paradisiaca. Volevo rimanere
in quel posto, ma non potevo e mi hanno spinto verso
l’incarnazione. Ho pianto di dolore, quando sono
nata. Mi sono ritrovata al buio e al freddo. Le scene
di vita che mi si sono presentate erano nel buio e nel
freddo, la sensazione di voler tornare da dove ero arrivata
era fortissima. Poi ho avuto l’intuizione di mandare
luce bianca per illuminare e curare tutte le scene che
si presentavano, e in effetti le ultime scene erano
già nella luce bianca. Il freddo e il buio erano
spariti e sentivo calore e luce. Tutto ciò mi
ha dato un senso di sicurezza e di non essere più
sola. Nel viaggio mi sono chiesta cosa volesse dire
tutto ciò e la risposta che mi è arrivata
è stata che la mia missione era di trovare la
luce che avevo lasciato nella vita terrena.
Questo viaggio mi ha lasciato una sensazione meravigliosa
d'unione, amore, fratellanza.
IEMANJA: la Dama del Mare
(donna)
Sono entrata nel mare e ho visto una
luce sul fondo che mi ha indicato la strada. Sono arrivata
sul fondo e una sirena mi stava aspettando, mi ha preso
per mano e mi ha accompagnato all’entrata di una
grotta, abbiamo percorso un lungo tunnel, siamo arrivate
ad una cavità e ho incontrato una donna bionda
vestita con una tunica bianca. Mi ha accolto, abbracciato,
mi ha detto che finalmente avevo aperto il mio cuore
e mi ha donato il suo cane lupo. Sono tornata in superficie
con il cane. Grande senso di pace, serenità e
amore incondizionato.
OGUN: incontro con il Guerriero
(donna)
Mi sono ritrovata all’entrata di
una caverna, c’era un guardiano, vestito con un
saio e mi ha accompagnato all’interno dove c’era
un buco e mi ha detto che quello era l’ingresso
per il centro della terra. Sono entrata, sono scesa
nelle profondità della terra e quando sono arrivata
c’era un guerriero che mi ha accolto con grande
rispetto. Mi ha donato una spada d’oro ed un cuore
luminoso e mi ha detto che io ero una guerriera con
il cuore.
Mi ha inoltre dato questo messaggio:
lottare per la giustizia
non usare la forza per distruggere
non usare la forza per aggredire e sterminare
usare la forza per difendere
usare la forza con il cuore
non fare la guerra
usare le armi se necessario, la presenza del guerriero
è spesso sufficiente
rispetta il tuo nemico
Che tu vinca o che tu perda, ringrazia per il dono
Ho preso l’arma e il cuore, che
ho messo nel mio petto, e mi sentivo una guerriera di
luce.
Il guerriero mi ha chiesto di fare un
duello con lui per vedere come avrei usato la mia spada,
sapevo già combattere. Al termine mi ha detto
che avevo combattuto come una vera guerriera, senza
rabbia e desiderio di prevaricazione, con fermezza,
rispetto e dignità.
Ci siamo salutati da guerrieri e sono
tornata in superficie, dove continuavo ad essere avvolta
dalla luce bianca e rossa. Mi sentivo diversa, con una
forza e una fermezza indescrivibile.
Curare il bambino di luce
(donna)
Premessa: durante la sera abbiamo
fatto un viaggio per andare a prendere il bambino di
luce dalle profondità e farlo affiorare; in modo
da poter avere un dialogo con il nostro bimbo interiore
permettendoci di curare le sue ferite e di onorarlo.
Tra i partecipanti, chi guidava il viaggio avrebbe assunto
un ruolo materno e amorevole, mentre chi avrebbe compiuto
il viaggio sarebbe rimasto disteso con il corpo fisico
immobile.
Mi sono ritrovata all’entrata di
un tunnel ed al termine dello stesso c’era una
cavità piena di luce dove c’era una bambina
vestita di nero, impaurita, con gli arti atrofizzati
che mi guardava diffidente. Ho cercato di farla uscire
parlandole, ma non si muoveva, allora sono entrata nel
tunnel, l’ho presa e l’ho trascinata fuori.
L’ho presa in braccio e l’ho stretta forte
al mio cuore, all’inizio mi guardava con sospetto,
ma poi poco per volta ha sentito la mia commozione,
il mio amore verso questa bambina ferita ed ha iniziato
a lasciarsi andare e ad accettare l’amore che
le stavo offrendo. Mi sono resa conto che aveva bisogno
di essere rassicurata e nutrita, con pazienza, amore,
e dedizione, e soprattutto ho sentito che oggi sono
in grado di farlo. Ora non so quanto tempo ci vorrà
per curare queste ferite così profonde e dolorose,
che hanno minato alla base la fiducia nella vita. Non
ha importanza, ci vorrà il tempo necessario,
l’importante è sapere che ora è
possibile.
In viaggio con gli Orixas
(donna)
Ci siamo sdraiati a terra e ho visualizzato
tutti gli Orixà di fronte a me, dietro c’erano
tante persone sconosciute. Il primo Orixà che
si è presentato è stato Omolu ed è
entrato in me dalla bocca come fumo per guarirmi, per
morire e rinascere. Anche Oxossi è entrato nello
stesso modo. Iansà e poi Oxum si sono presentate
davanti a me e sono entrate come quando un corpo entra
nell’altro, mentre Ogun è entrato da dietro.
Poi è apparso un mio amico che
mi tratteneva e mi diceva che voleva diventare come
me, io ho risposto che dovevo proseguire il mio viaggio
ed ho imboccato un strada lunga, ampia, senza ostacoli,
con un orizzonte tinteggiato di giallo/arancione e rosso.
Mi ha affiancato un eremita e mi ha detto che il viaggio
è solitario. Poi ho raccolto da terra un anello
con un fiore di rubini e l’ho infilato nel dito
medio della mano destra. Poi ho incontrato una donna
tutta vestita di bianco e mi ha detto che era una donna
di luce. Quando Lorenzo ha iniziato a suonare la maracas
a ritmo del tamburo ho sentito un formicolio fortissimo
al terzo occhio e con esso mi sono vista proiettata
verso la cima di una montagna altissima, per poi salire
ancora più in alto e arrivare in un posto dove
tutto era luce. La sensazione era di pieno e di vuoto,
di suono e silenzio, dove io non esistevo e nello stesso
tempo ero tutto.
Feedback: questa pratica mi ha ammutolita.
Non posso dire di essere stata male, anzi tutt’altro,
mi sentivo strana, ho avuto un grande desiderio di restare
sola, di sdraiarmi, di raccogliermi, come se si fossero
sgretolati tutti i miei punti di riferimento e mi sentissi
qualcuno che non conoscevo. La sensazione era anche
che non fossi tornata completamente nel mondo, o che
mi fossi portata quella sensazione nel mondo, sicuramente
destabilizzata, ma nella dolcezza e nell’amore,
qualità che hanno tra l’altro caratterizzato
questo seminario.
IANSÀ: il suono della libertà
(donna)
Ho iniziato in una condizione di benessere.
Mentre facevo l'apertura del corpo ho contattato delle
tensioni, in particolare alla gola, che grazie al contatto
col ‘Principio di Libertà’ di Iansà,
tramite gli scuotimenti, sento dissolversi e farsi strada
la percezione della libertà in me. Mi sento un’umile
cosa, una piccola persona poco importante, ma senza
nessun dispiacere o autocompatimento, come una piccola
cosa totalmente libera e disponibile. La libertà
c'è e basta. La sento arrivare nell'anello di
gomma nera, ancora presente nella gola, e vedo le immagini
di me piccola davanti ai miei genitori. Dichiaro la
mia sofferenza: “io sono questa, sono io, non
ciò che volete voi”. Rivendico la mia totale
libertà, scompaiono paure e richieste, limiti
e risentimenti, affermo la presenza indiscussa della
libertà , me ne faccio pervadere il corpo, l'essere.
Sento di poterla far uscire, donarla.
Volo e corro nello spazio senza tempo, sono altrove,
sento le cose semplici, leggere. Il mio viaggio continua
senza una domanda precisa, oltre a quella di dare spazio
al Sé e alle sue risposte.
Visualizzo le gole montane sui monti dei Sette Fratelli
e su Sarroch, su cui volo abbracciata a un falco , marroncino
e caldo , che è la mia stessa anima; sento l'aria
e sono felice.
Dopo vari voli, mi ritrovo in cima a una montagna innevata,
dove c'è un tempio buddista. I monaci suonano
le campane: la mia risposta è in quei suoni e
gong. Suoni acuti, cristallini, sono i miei suoni, sottili,
mi danno gioia. Ecco la risposta alla mia domanda inespressa:
quella gioia sottile, quel suono, è quello che
io devo "fare", la mia missione, ciò
che io posso donare agli altri , il dono del suono sottile,
gioioso, che penetra dentro le masse oscure, le sofferenze,
portando libertà e amore.
Come fare con la materia e le sue sofferenze? Il "suono
sottile" penetra ed è presente dappertutto,
quella gioia e libertà si trova anche nella materia,
nel corpo, nella sofferenza.
Mi sembra una risposta importante a un quesito che non
ero riuscita a formulare, ma è quello che mi
serve: cercare e mantenere quel suono sottile che esprime
la mia essenza di luce e mi dà tanta gioia.
Iniziazione al centro della Terra
(uomo)
Il canale delle visioni non è
il mio preferito, io sento più le sensazioni
fisiche corporee, però ho avuto una visione significativa
nel viaggio al centro della terra. All’inizio
non andavo da nessuna parte, poi all’improvviso,
dopo essermi rassegnato, mi sono ritrovato nel posto.
Ero nel sotterraneo di una piramide dove c’erano
dei guerrieri egizi che mi hanno preso e mi hanno fatto
a fette, proprio mi hanno tagliato completamente a fette!
Io li ho assecondati, mi sono proprio lasciato tagliare
a fette senza reagire, alla fine c’era soltanto
un lago di sangue. Sono restato lì, in questo
lago di sangue. Poi il sangue ha preso fuoco, dal fuoco
è uscito il metallo e sono come rinato: un guerriero
di metallo luccicante, un’immagine molto bella.
Questo guerriero di metallo cercava di capire chi era,
cercavo delle risposte, mi sono comparse davanti molte
persone familiari e io chiedevo “chi sono?”;
cercavo delle risposte da loro e nessuno mi diceva niente.
Poi è apparso, un sacerdote-guerriero e mi ha
detto semplicemente: “vai per il mondo, esprimi
le tue qualità, la tua luce, nutri, vai e fai
quello che stai facendo, semplicemente tirando fuori
quello che è dentro il tuo amore, la tua luce”.
Feedback: questo è il messaggio
ricevuto, che poi è quello che sento forte in
questo periodo e mi batte qua nel petto, lo sento forte.
In questo periodo sento che devo stare nella fiducia
ogni attimo della mia vita, fare ogni cosa mettendo
il mio amore, la mia luce, la mia forza. Questo è
l’intento che mi porto nel cuore in ogni istante.
Chiaramente ci sono gli agguati, i blocchi fisici alle
spalle e tutto il resto, ma l’intento è
immettere proprio in ogni azione che faccio le mie qualità,
la mia forza.
OXUM: viaggio nel cuore
(donna)
All’inizio del viaggio sciamanico,
mi ritrovo vicino al mio cuore che mi appare molto più
grande di me. Indosso una tenuta da trekking, con scarponcini
e pantaloni al ginocchio. Mi sento molto allegra, faccio
il girotondo intorno al cuore, tenendo le braccia spalancate
per tentare di abbracciarlo. Con un gran balzo, gli
salgo sopra. Tolgo subito le scarpe per non fargli male
(non si può calpestare il cuore con gli scarponi)
e comincio a ballare di felicità. Vedo una piccolissima
apertura e cerco di infilarmici dentro. Ad ogni diastole,
vengo risucchiata più giù, finché
arrivo in un cavità ampia e molto luminosa, una
specie di caverna tondeggiante, divisa in quattro spazi.
Individuo una plica nella mucosa, dalla quale stilla
un balsamo; mi avvicino a quella sorgente, mi bagno
e poi mi guardo un po’ in giro, ma non c’è
nessuno. “Sei troppo carica di aspettative”,
mi dico e mi siedo ad aspettare: “Qualcosa succederà!”.
Infatti arriva una grossa tartaruga; mi accomodo, come
un’amazzone, sopra il suo carapace e lei mi porta,
con andatura lenta e solenne, a visitare quel luogo,
abitato solo da una luce morbida. Finita l’esplorazione,
mi bagno ancora una volta nel balsamo, trovo un vaso
sanguigno nel quale infilarmi e, al ritmo del cuore,
vengo spinta fuori.
IANSÀ: la madre della libertà
(donna)
Il mio viaggio sciamanico inizia con
una fuga di nubi sopra di me. Quando il cielo rimane
sgombro e azzurro, mi si presenta un disco nero a cui
manca , tra ore dodici e tredici, un settore circolare.
Ciò che intravedo mi fa pensare ad un mandala.
Al ritmo del tamburo, il cerchio si riduce fino a scomparire
ed a scoprire un labirinto, che lentamente trasla di
90° per permettermi l’accesso. È il
labirinto della Cattedrale di Chartres, ma coloratissimo,
luminoso, con l’ingresso chiuso da un cancelletto
di legno. Dopo qualche istante di esitazione, entro:
non trovo alcuna difficoltà, il percorso, agevole
e pieno di luce, si deforma a mano a mano che avanzo:
ho l’impressione di muovermi sul perimetro di
una stella. Al centro, trovo un pozzo di acqua nella
quale mi rispecchio: mi vedo vecchia e stanca. Tocco
con un dito la mia immagine e mi accorgo che si tratta
di una pellicola di plastica leggerissima, la tolgo
e la butto via. L’acqua del pozzo cambia più
volte di colore: è un’eruzione di tinte
brillanti, opalescenti, preziose. Alla fine tutto si
calma, l’acqua torna ad essere trasparente e tranquilla;
io stendo sull’imboccatura del pozzo un tela di
bisso bianco montato su di un supporto rigido e mi avvio
verso l’uscita. Ancora una volta il percorso è
facile, ma il mio passo è lentissimo, rituale.
Vorrei sottrarmi a questa specie di danza del ritorno,
ma non mi è possibile, non sono in grado di cambiare
l’andatura. Quando sono fuori dal labirinto, questo
si rimette nella posizione in cui mi si era presentato;
lo schermo nero lo ricopre ed il tutto scompare.
XANGO: il valore del giusto
(donna)
Al suono del tamburo, risalgo il pendio
di un vulcano fino a trovare una spaccatura nella roccia.
Mi infilo dentro e mi ritrovo in un ambiente scuro,
in cima ad una scala di pochi gradini che scendo con
estrema difficoltà: ho le gambe così pesanti
da non riuscire a muoverle, mi siedo e avanzo a forza
di braccia. Superata la scala, mi ritrovo sdraiata nel
greto sassoso di un torrente che si snoda, come una
spirale, all’interno del vulcano. Mi giro su me
stessa e, strisciando, trascinando le gambe che non
mi vogliono sostenere, avanzo, aggrappandomi e facendo
forza su di una sbarra di metallo, una sorta di corrimano
posto a livello del terreno. Con fatica percorro il
lungo tratto di spirale che mi separa da una grotta
nella quale intravedo una luce calda, rossastra. Riesco
ad alzarmi in piedi ed entro.
Un animale enorme è quasi completamente sepolto
nella terra e nei sassi; comincio a scavare con le mani
e lo libero: la parte posteriore del suo corpo è
quella di un ippopotamo, quella anteriore ricorda un
mostro preistorico con tre paia di corna sulla fronte.
A dispetto della mole mastodontica, non appena è
in grado di muoversi comincia a danzare con grazia e
leggerezza.
Il ritmo del tamburo cambia e muta anche il paesaggio:
sono in Cina, negli scavi di Xian, saldamente in piedi
su una passerella, davanti all’esercito di terracotta.
Mi chiedo cosa vogliano da me tutti quei guerrieri schierati.
Penso che debbano darmi qualcosa e scendo tra loro.
Cammino lentamente tra le statue, osservando la loro
espressione fiera e dignitosa. Regna un’atmosfera
di grande calma. Mi aggiro tra i soldati, guardandoli
da sotto in su, avvicinando il mio viso al loro per
annusarli, quasi per condividerne il respiro.
Improvvisamente un lampo guizza alla mia sinistra; lo
ritengo un invito a muovermi in quella direzione e,
non so come, mi trasformo in fumo: un pizzo candido
e leggero che sorvola l’esercito volteggiando
e alzandosi sempre più, fino ad incontrare, una
dopo l’altra, tre nicchie scure, in ognuna delle
quali è esposta una maschera rituale di ebano:
tre volti dai lineamenti molto differenti, sacri e solenni;
incutono un grande rispetto, ma non provo alcun disagio.
Percorro la via del ritorno con facilità, scendo
il greto del torrente quasi saltellando, con le gambe
salde e leggere. Il corrimano metallico adesso è
all’altezza della mia vita, lo sfioro con la punta
delle dita.
Al posto della spaccatura nella roccia, grazie alla
quale sono entrata nella caverna, c’è una
porta pesante, massiccia, con una grossa chiave nella
serratura che richiudo alle mie spalle.
OXOSSI: viaggio al centro del ciclone
(uomo)
Sono al Centro del Ciclone. Lontano,
immenso, terribile, vortica il muro grigio. Al centro
è silenzio, pace, sole.
Entro piacevolmente nel contatto con la forza di Oxossi.
Danzo nella Magica Quiete. Il mio corpo è verde,
intrico vegetale, lussureggiante e mobile, fresco e
fragrante di linfa vitale e fertile. Caboclo, caccio
e mi dichiaro! Canto l’inno di Battaglia, di Vittoria
e di Medicina. Mi espando in una grande quercia. Affondo
le radici nella terra, mi protendo al cielo. Giungla,
mi espando senza limite.
Vado verso il muro, entro. Mi lascio condurre nel flusso
e danzo nel frastuono.
I nodi: la città che soffoca, la modernità
che indurisce e opprime. Vedo luce gialla che investe
la città e feconda di verde primavera il freddo
blu delle case! Radici spaccano il cemento e fiori sbocciano
nel deserto. Giungle coprono le strade dove è
il buio, la sfiducia; semi sbocciano nella nuda terra
nera, protendono le radici al fresco centro nutriente
d’acqua e cristalli e s’innalzano virgulti
al cielo d’aria e luce, promesse mantenute. Vedo
le relazioni difficili, le frustrazioni, i complessi:
l’indio avanza fiero e sorride pulito, allegro
e verace e fanciullo e serio quando c’è
da essere serio, fiero, invincibile nella giusta causa.
Vedo me stesso che cammino piegato sotto la pioggia,
studente universitario: io indio che cammino nella grande
città, in missione. Vedo papà e mamma:
Papà è il dio Vulcano dei Greci ed è
Oxossi anche lui, folletto birbante e godereccio. È
il Sole della Ragione, Oxalà. Mamma è
Yemanjà, è la dea madre, è la saggezza
e la dolcezza dello Yin. Essi sono stati buoni genitori,
hanno fatto del loro meglio. Il resto è la mia
Storia Personale, la mia personale capacità di
liberarmi e trascendere le ferite, i ricordi , i blocchi,
i nodi! La foresta invade il ciclone ed è solo
un unico grande intrico di vegetale libertà,
solare e profumata. La gioia mi pervade.
OGUN: incontro con la forza guerriera
(donna)
Quando abbiamo finito la sequenza
di esercizi su Ogun, appena mi sono sdraiata a terra
ho visto arrivare alla mia destra una bellissima e fiera
tigre (qualcosa mi dice che era una femmina). Alla mia
sinistra poi ho visto arrivare un elefante molto grande
(ho avuto la sensazione che fosse maschio). Successivamente
ho avvertito una presenza accanto a me e più
precisamente sulla mia destra. Ha fatto il giro e poi
da dietro mi ha abbracciato intorno alla vita e mi ha
sollevato. Durante il volo avevo la piacevolissima sensazione
del sogno lucido, dove si sente solo il rumore del silenzio,
dove tutto si muove lentamente e con calma. Avvertivo
fisicamente l’aria che mi fendeva il viso e il
corpo. Sono stata portata nella mia vita, quella di
tutti i giorni, dalla mia famiglia, dai miei amici,
nel mio lavoro, alla mia vita affettiva più privata
e sentivo sussurrarmi nelle orecchie una voce sottile:
“Questa è la tua vita, porta la fermezza
e la tua determinazione senza aggressività”.
Al ritorno da questo viaggio mi sono svegliata con una
magnifica sensazione di benessere e di gioia.
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